Erano gli anni ’80. Erano gli anni in cui viaggiare cominciava ad essere importante e non solo uno “status sociale”, e non era ancora così radicato il concetto di “conoscenza“ e “globalizzazione”. Senza Internet il mondo che conoscevamo arrivava dai pochi documentari, cartoline e racconti di chi c’era già stato…
Per molti di noi, dopo aver viaggiato e vissuto in Oriente per alcuni mesi o anni, il ritorno a casa appariva spesso delineato: trovare un lavoro stabile, comprare casa e mettere su famiglia.
Era anche un po' la moda: si partiva per un viaggio in Thailandia o a Bali (spesso si partiva senza neanche sapere esattamente dove fossero) con un’idea vaga ed un mito da vedere con i propri occhi.
Le mete erano sempre le stesse. Si arrivava a Bangkok con i “traveller's cheque” in tasca, si cercava il mezzo più economico per viaggiare verso sud per arrivare a Koh Samui. Poche case e pochi alberghi, lungo Chaweng Road, dietro alla quale la giungla era ancora la protagonista. Da lì si cercava un passaggio con le barche dei pescatori per arrivare a Koh Phangan in tempo!
L’appuntamento era imprescindibile, infatti, per la notte di luna piena. La notte del “Full Moon Party”. Era una festa che non aveva fine. Ci si incontrava da tutto il mondo sulle spiagge dell’isola, si accendevano i falò, e si cominciava a bere birra ed ascoltare musica…
E al giorno d’oggi, cosa è rimasto dei miti di questi luoghi, di un viaggio in Thailandia all’insegna dell’avventura?
Si arriva all’aeroporto internazionale dell’isola madre comodamente in volo, dopo aver letto recensioni sui vari blog o servizi video o foto. E la sorpresa di conoscere un posto remoto è ormai scomparsa.
Al giorno d’oggi il viaggio come conoscenza si è spostato in luoghi apparentemente più remoti e lontani dalla nostra cultura europea. Giovani (e meno giovani) abbiamo tutti ogni informazione che interessa in tempo reale, ed il “mito” delle “terre della libertà” ha lasciato forse il posto alla realtà dei luoghi…
Ho letto da qualche parte che “una volta si viaggiava per scoprire, ora si viaggia per avere conferme”.
L’aeroporto di Koh Samui è piacevole e “vacanziero”; piccolo e grande allo stesso tempo e soprattutto a misura di turisti e vacanzieri. Non è più tempo di “viaggiatori” da queste parti…
Koh Samui - nonostante la popolarità - ha comunque mantenuto un suo animo “di provincia” con alberghi che seppur presenti in maniera massiccia non sono mai imponenti “palazzoni” ma piuttosto strutture più o meno integrate e riversate sulle lunghe spiagge bianche e coralline. Chaweng road rimane il fulcro dell’isola dove andare a mangiare la sera, bere una birra o fare acquisti in uno dei tanti negozi. E non è raro che, entrando in un locale, ti ritrovi a parlare con il proprietario che scopri essere della provincia italiana, partito quarant’anni fa per un viaggio in Thailandia con i capelli lunghi, zaino in spalla, pochi soldi ma molti sogni. E ti racconta di quando gli stranieri si contavano sulle dita di una mano, gli italiani ancora meno e la pasta era cucinata in maniera immangiabile…
Esci e riprendi a camminare lungo la strada. Nei vari negozi ed agenzie che propongono escursioni, vedi in bella mostra il manifesto che parla del prossimo Full Moon Party a Koh Phangan. Organizzazione impeccabile: trasporto per isola alla sera, rientro al mattino, 1 birra inclusa nel pacchetto, altre come extra.
Se conoscerai un ragazzo australiano durante la notte? Beh...questo non è garantito nel pacchetto!