"Ci vediamo in Italia!".
Il soggiorno era terminato.
Si era trattato di un viaggio in Australia per partecipare ad una fiera del turismo come capita a chi fa il nostro mestiere, in ogni parte del mondo.
Avevo avuto però del tempo per aggirarmi per Sydney, per godere della bellezza della baia, per ammirare l’Opera House e i giochi di luci che al tramonto la pervadono.
Avevo quindi camminato lungo strade dove palazzi considerati “storici” erano in realtà molto più recenti del palazzo in città - non particolarmente blasonato – in cui all’epoca abitavo in Italia.
Insomma, avevo assaporato un poco alcuni degli aspetti di questa terra così lontana da noi, eppure così familiare per altri aspetti. Non a caso Sydney è considerata alla stregua di poche altre città al mondo, una delle città più “vivibili” del nostro pianeta.
Certo, l’Australia è molto altro. Ed anche un viaggio in Australia!
È un insieme di luoghi così differenti – e così lontani per via della vastità del Paese – gli uni dagli altri, che è difficile coglierli in uno solo viaggio.
La foresta tropicale che si sposa con la barriera corallina lungo la costa del Queesland. Il Red Center dove ti sembra di rivedere da un momento all’altro una scena tratta dal libro (mito o realtà?) “E venne chiamata due cuori”. Il selvaggio nord con la giungla ed i parchi nazionali e l’ovest…sconosciuto veramente ai più!
Ma il mio viaggio in Australia era terminato.
L’auto di rappresentanza mi aspettava fuori dall’hotel per accompagnarmi in aeroporto. Non appena mi avvicino incrocio il saluto amichevole dell’autista. Un ragazzone che avrebbe potuto tranquillamente uscire dalla copertina di una rivista patinata!
“Buona jurnata Signurina, ‘nchianati” (Buongiorno signorina, salga!) [Si, questa storia risale a più di qualche anno fa’....] Io lo guardo stupita!!
Mi sta parlando in stretto dialetto calabrese!
Salgo a bordo e mentre l’auto percorre il tragitto verso l’aeroporto lui non trattiene la sua voglia di chiacchiere su quella terra a lui così lontana che per una strana coincidenza di fattori chiama “casa”!
Mi racconta dei suoi nonni, arrivati in Australia dall’Italia con pochi mezzi e tante speranze. Che in Australia erano riusciti a crearsi “una posizione” e dare un futuro ai propri figli.
“Studiu all’università e quand’ aiu tempu fazzu stu lavuru” (Io studio all’università e quando ho tempo faccio questo lavoro) continua sempre nel suo dialetto che capisco a malapena, nonostante i miei natali. Poi continua “I me’ nonni m’impararu l’italianu, picchi è a nostra terra, e quandu vegnu nta l’Italia nun m’hai a sentiri nu stranieru. Vi chiamati Pangallo, simu ‘da stessa terra!” (i miei nonni mi hanno insegnato l’italiano, perché è la nostra terra e quando verrò in Italia non mi sentirò un estraneo! Lei si chiama Pangallo, siamo della stessa terra!)
E allora mi è tutto chiaro! Quei nonni gli hanno insegnato quello che loro conoscevano, ovvero il dialetto calabrese, pensando in buona fede e nella loro semplicità che quello fosse l’italiano!
A essere proprio onesta…ho capito veramente poco di tutte le cose che mi ha raccontato durante quel tragitto che avrebbe segnato la conclusione del mio viaggio in Australia, perché io il dialetto non lo parlo proprio! Ma non ho avuto il coraggio di chiedergli di parlarmi in inglese, così fiero del suo idioma!
"Ndi vidimu ‘nta l’Italia signurina!"
Milena