Ci sono cammini che non ti portano solo da un luogo all’altro, ma ti catapultano nella storia, e la storia ti assorbe e ti avvolge passo dopo passo.
Io amo camminare. Amo andare da un luogo all’altro guardando il cielo, osservando le pietre, ammirando la natura. E se capito accanto a delle case, “sbirciare dentro” per rubare un attimo di vita di persone con cui la mia vita si incrocia anche se solo per un istante. Anche se a loro insaputa.
Camminare non è solo aggiungere un passo ad un altro, e poi un altro ancora. È liberare la mente verso nuove prospettive e divenire un tutt’uno con ciò che ti circonda: ambiente, animali, uomini.
In Italia si dice che tutte le strade portino a Roma. In Giappone una delle strade più importanti tra quelle che andavano da Edo a Kyoto, e la storia l’ha vissuta tutta… è la Nakasendo. In passato era un cammino, non sempre dei più sicuri, lungo oltre 500 Km attraverso montagne e valli, boschi e campi, passando per villaggi e piccole stazioni di posta. Il suo periodo di massimo “splendore” fu durante il regno Tokugawa, tra il 1603 ed il 1867.
Ad oggi il Nakasendo nella sua parte più nota è un cammino di circa 8 Km il cui tratto più suggestivo è tra i villaggi di Magome e Tsumago. È un cammino fatto di terra e ciottoli, che attraversa campi di riso e piccoli villaggi tradizionali dove il tempo sembra appartenere ad altra dimensione.
In tutta la sua lunghezza il Nakasendo alterna agglomerati più moderni a botteghe tradizionali, riportandoti di colpo indietro di 200 anni e catapultandoti in una stampa di Hiroshige.
Per chi vuole - ovviamente - si può percorrere un tratto ben più lungo della antica strada. Lo zaino viene spedito tranquillamente alla vostra destinazione e al termine della giornata ci si riposa nelle piccole guest-house locali. Il tempo assolutamente non esiste e il concetto di presente e passato neanche!
Ma – per quello che mi riguarda - la parte sicuramente più suggestiva di questa esperienza di viaggio in Giappone è quando ti ritrovi di colpo a camminare in mezzo alla natura e ad ogni passo lo sguardo si fissa su una pianta di ginko o su di un boschetto di bambù; l’udito cerca di catturare il verso o i passi veloci di qualche animale…forse una volpe… chissà se ci siano anche gli orsi?
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