Sono in attesa dal parrucchiere.
La giovane donna con cui ho iniziato a chiacchierare del più e del meno, ad un certo punto mi chiede, nello scoprire che sono una tour operator di Torino, tra tutti i miei viaggi, quale fosse stato il più bello.
È una domanda che mi sono sentita rivolgere spesso. E, come un riflesso quasi automatico, la mia mente inizia a “riavvolgere le bobine” della memoria. Dai mesi trascorsi come assistente alle Maldive, al bellissimo viaggio in Polinesia, ai tanti viaggi in Russia, al primo viaggio in auto in Sud Africa, al Giappone, ai tanti viaggi nel Sud-Est Asiatico…
Ed ogni volta che ci ripenso, un sorriso scalda i miei ricordi: non è possibile racchiudere tutto in un unico pensiero.
Improvvisamente però oggi, dopo aver ascoltato ancora una volta quella domanda mi appare chiara la risposta: nel corso della mia carriera di tour operator, il luogo più bello che ho visto non è stato un luogo… ma sono state le persone incontrate!
Migliaia. Ovunque. Persone. Giovani e vecchie Allegre e tristi. Locali o turisti. Persone con cui ho condiviso lunghi momenti, ed altre con cui ho vissuto un solo istante. Però quel tempo, tanto o poco che sia stato, l’abbiamo vissuto insieme.
La maggior parte li ho ovviamente dimenticati. Ma molti li ricordo ancora perfettamente, anche dopo decenni. Ed alcuni non li potrò mai dimenticare, perché il loro incontro è diventato parte di me.
Il signore non più giovane e non vedente, che però più di tutti aveva la gioia sul volto visitando luoghi sconosciuti. Insisteva per salire sulla torre Eiffel a Parigi ed assaporava l’aria accanto alla moglie, che lo teneva amorevolmente per mano. Da lui ho imparato che l’amore e la gioia per la vita non hanno limiti: bisogna guardare ogni giorno ciò che abbiamo davanti a noi con stupore e felicità, anche per le cose apparentemente più banali, come fosse la prima, ed anche l’ultima, volta.
La vecchina che vendeva fiori sgualciti in una fredda sera d’inverno nella metropolitana di Mosca, a cui i miei soldi (le ho comprato tutti i fiori perché non avrebbe mai accettato l’elemosina) sono sembrati una manna dal cielo. È un ricordo di quasi trent’anni fa, ma ogni volta che lo racconto ho una stretta al cuore. Non ho di certo cambiato la sua vita, ma lei, guardandomi con stupore e prendendo i miei rubli (per me una manciata, per lei quasi il sostentamento del mese), se li è portati al cuore e mi ha rivolto parole sincere di ringraziamento in lacrime. La ricordo avviarsi con passo incerto al treno della metro e sparire al mio sguardo. Forse aveva una famiglia da cui tornare, o forse no.
Il marine Americano arrivato con la portaerei per il loro weekend-premio alle Maldive nei lontani anni ’80, a cui non avevo potuto negare una foto insieme (che lui avrà prontamente inviato a casa con la didascalia “italian girlfriend”), e che aveva le lacrime di nostalgia al solo pensiero della mamma a casa.
Il ricco uomo incontrato in Polinesia che, dopo la morte della moglie, non riusciva più a tornare a casa e dopo oltre un anno, saliva su un aereo ogni 3 / 4 giorni (first class of course!) per cercare di colmare un vuoto incolmabile.
La giovane venditrice di frutta, bellissima e semplice, a Fergana (Uzbekistan), con un sorriso incantevole che avrebbe fatto invidia alle più sofisticate influencer di oggi.
Il ranger in Sud Africa che mi ha tolto dai guai nel Kruger, quando mi ero ritrovata (con un gruppo che stavo accompagnando) senza una guida ed un’auto adeguata. Ed era diventato, nel giro di pochi giorni, parte stessa del nostro gruppo. Conosceva quei luoghi come casa sua. Per ogni cespuglio e arbusto aveva una storia da raccontare, per ogni animale una spiegazione. Ed un amore infinito per la sua terra che continuamente abbracciava con lo sguardo.
E potrei continuare per pagine e pagine…
I luoghi che ho visto sono stati sicuramente cartoline impagabili ed indimenticabili. Ma sono le persone che le hanno vissute assieme a me che le hanno riempite di significato ed emozioni irripetibili.
Ed è per questo che chi ama viaggiare non potrà mai pensare che chiudere le frontiere sia giusto.
Ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, raccontano storie che valgono sempre la pena di essere ascoltate.