Fossimo in Giappone, lui sarebbe un Monumento Nazionale. Però siamo in Lapponia, e lui è semplicemente Sixten.
Nel corso del viaggio, un giorno, arriviamo in un piccolo villaggetto isolato, in mezzo a una bellissima foresta di faggi e betulle. Lui è ormai l’unico abitante permanente, e vive lì, alla veneranda età di ottant'anni, da solo, isolato in mezzo alla natura.
Ci accoglie nella sua Kota (tipica capanna lappone con al centro il focolare) con un sorriso e una stretta di mano. Qui la paura del covid è molto lontana. Forse non è mai arrivata. Fatte le dovute presentazioni, entriamo al caldo e ci sediamo intorno al fuoco. Sixten non parla inglese e noi non parliamo svedese. La traduzione è d’obbligo.
Inizia a raccontarci del popolo dei Sami, di cui lui fa parte. La storia di un popolo che non ha mai alzato la voce per rivendicare la sua autenticità e peculiarità ma – parallelamente – ha tenuto sempre ben saldi i propri principi, la propria storia e le proprie tradizioni.
I Sami possono essere considerati l’ultimo vero popolo indigeno d’Europa, suddiviso tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, la cui storia risale a migliaia di anni fa. La tradizione unicamente orale purtroppo ne ha fatto perdere la gran parte delle tracce, e ad oggi la trasmissione è affidata appunto ai racconti.
Sixten è l’esatto opposto di un vecchio ombroso, anzi. Comincia a parlare e parlare. Ci racconta degli abiti Sami, dei loro Parlamenti, delle tradizioni, delle abitudini, del significato dei colori della loro bandiera (e degli abiti), della sopravvivenza legata storicamente all’allevamento delle renne ma – ai nostri giorni e soprattutto dai giovani – alle attività in natura legate al turismo. Staresti ad ascoltarlo per ore, mentre racconta di un mondo così vivo eppure così apparentemente lontano! Visto “dall’esterno” potrebbe sembrare un vecchio legato al passato, ma nulla è più falso. È un uomo che si veste con gli abiti tradizionali, ma usa internet e le chat sul suo smartphone, ha un profilo Instagram e ha allievi ed estimatori in tutto il mondo.
E sì! Perché oltre ad allevare renne e a testimoniare la storia del suo popolo, lui è un incredibile Maestro nel forgiare e creare coltelli ("Pukko") con le corna delle renne, che sono vere e proprie opere d’arte! Ce li mostra con orgoglio, accogliendoci proprio nella sua casa. Appesi ai muri gli esemplari che hanno vinto premi e ci lasciano davvero incantati per la loro bellezza. Di contro ci mostra il coltello che tiene sempre in cintura per ogni evenienza, come da tradizione Sami: è il primo che ha fatto, quando non era ancora esperto, molto imperfetto e di sicuro il meno pregiato. Ma lui porta con sé proprio quello, tra i tanti. E dietro questa scelta si può racchiudere un'intera filosofia di vita.
Poi ci mostra gli altri coltelli a cui lavora o già finiti. Tutti pezzi unici e di grande valore. Ci racconta dei corsi che continua a tenere e di alcuni designer di gioielli che da Londra (e non solo) gli commissionano intarsi. Tutte le decorazioni della sua casa trasmettono questo suo amore, lavoro e passione.
Non sappiamo quante ore rimaniamo con lui ad ascoltare incantati del passato e del presente: è un vero regalo, che vale quanto un intero viaggio in Lapponia. Poi, passiamo a salutare le sue renne, a cui possiamo dare da mangiare del muschio, di cui vanno ghiotte. E dopo una foto di rito, ci congediamo con una stretta di mano. Lui ci sorride allegro, ci ringrazia della visita, sale sul suo pick-up e torna verso casa.