L’emozione è grande, la mente (o almeno la sua parte razionale) per un attimo si spegne, il respiro si fa più ampio quasi a voler accogliere la maggior quantità possibile di ossigeno e di pace che si percepisce, gli occhi spaziano su questi immensi orizzonti che paiono senza fine… Sono nella savana, in Kenya, ospite di una terra selvaggia che è ancora, come penso, sia sempre stata, in cui animali liberi sono padroni e l’uomo solo un visitatore. Mi sento piccolo, quasi invisibile, ed è una bella sensazione.
E poi eccole lì… Najin e Suni, mamma e figlia, due esemplari di rinoceronte bianco del nord che brucano vicino alla nostra jeep e indifferenti continuano la loro vita. Sono davvero imponenti (raggiungono le 3 tonnellate e, dopo le tre specie di elefanti, sono il più grosso animale sulla terra!) ma al tempo stesso serafiche e pacifiche. Non hanno coscienza di essere gli ultimi due esemplari viventi della loro specie che, ahimè, è di fatto ormai estinta a causa del bracconaggio.
Il balzo emotivo è forte! Da un lato godi dell’ambiente naturale unico in cui ti trovi e ti senti onorato di essere tra i pochi che hanno la fortuna di vedere questi rinoceronti… perché non sai se in futuro sarà ancora possibile ammirarli. Dall’altro ti assale la tristezza e la consapevolezza della crudeltà umana che stermina una specie animale per una motivazione totalmente venale. Seppur negli ultimi anni i vari tentativi di bloccare il bracconaggio stanno avendo buoni risultati, almeno in Kenya, il danno purtroppo, come si suol dire, ormai è fatto. Najin e Suni rimangono i due soli rinoceronti bianchi del nord in vita sulla terra e purtroppo, essendo due femmine, non hanno possibilità di dare continuità alla specie. Tutti gli altri sono stati sterminati negli ultimi anni dalla feroce avidità di uomini che, rivendendo i loro corni sul mercato nero, ne traggono un guadagno fino a 60 mila euro al chilo (un corno può pesare dai 5 ai 10 chili) soprattutto nei mercati asiatici dove vengono utilizzati come ingredienti miracolosi per cure contro malattie o come afrodisiaci. Peccato che il corno del rinoceronte sia fatto di semplice cheratina, la stessa sostanza di cui sono fatte le nostre unghie. Atroce pensare che animali indifesi muoiano, e persino si estinguano, per tali assurde credenze…
Ancora più duro è accettare che in un ambiente naturale così bello, con il sole al tramonto che irradia l’immenso cielo e la linea aperta dell’orizzonte di una gamma di colori da sembrare un dipinto, ci sia un vero e proprio cimitero di rinoceronti, con una ventina di lapidi degli esemplari scomparsi negli ultimi anni. Ogni lapide riporta la data di nascita e di morte di ciascun animale e una breve descrizione di come sono state ritrovate le carcasse, dopo l’attacco e l’uccisione da parte dei bracconieri. Mi commuove in particolare una frase che riporta. di un rinoceronte femmina trovato agonizzante dai ranger, con il corno mozzato e in grembo un piccolo che avrebbe perso la vita insieme alla sua mamma.
Un’esperienza unica che lascia il segno, che insieme al ricordo di quella bellissima sensazione di essere in contatto con la natura allo stato puro, ti lascia anche il desiderio di fare qualcosa per preservare nel tempo tutta questa bellezza. L’Africa è anche questo… riconnessione con il nostro stato primordiale e forte presa di coscienza di quanto ogni singolo elemento sul nostro pianeta, noi inclusi, sia parte di un tutt’uno.
Federico
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