
Safari deriva dalla parola Swahili "Safara", risalente dall'arabo e che significa <viaggiare>.
Nel secolo scorso ha preso l'accezione per gli occidentali di una spedizione nei territori africani ricchi di animali per fare battute di caccia grossa. Oggi per fortuna, a questa parola non sono più associati gli "shoot" dei fucili ma quelli delle macchine fotografiche!
Prima di provare un Safari non pensavo potesse essere così entusiasmante. Il fatto di spostarsi continuamente a bordo di questi fuoristrada, confortevoli anche se a volte un po' sballottati (per la cattiva abitudine che hanno laggiù di non asfaltare le strade...), fa si di farti sentire sempre in viaggio e alla scoperta di qualcosa di nuovo. Ed in effetti è proprio così: i ranger usano la loro conoscenza dei luoghi ed esperienza nell'investigazione delle orme alla ricerca di incontri fortuiti con gli animali, che non sono li per essere ammirati dai turisti, bensì intenti a vivere la loro vita come se tu non esistessi.
E ad ogni incontro ti stupisci di più. All'inizio, incontrando la prima antilope a pochi metri da te, ti sembra impossibile: da noi vedere un cervo o un capriolo in lontananza sulle nostre montagne pare un evento. Li invece gli animali fanno la loro vita e non badano a questi "ospiti", lasciandosi avvicinare quasi fossimo invisibili.
Mano a mano che ti abitui alla vista di così tanti animali in branchi, inizi ad essere bramoso di vedere gli esemplari più rari e speri in qualche incontro fortunato. E di sicuro qualche sorpresa capita di incontrarla!
E li sta alla bravura della guida saper leggere le tracce, conoscere i posti e riuscire a regalarti qualche scena da National Geographic. Ma è tutta un altra emozione rispetto a guardare un documentario in TV.
Per gli amanti della fotografia poi è una festa. Consigliato portarsi dietro un buon teleobiettivo (spesso c'è anche la possibilità di affittare in loco dei 400-600mm)!